Sport e diritti LGBT: liberi tutti contro l’ostruzionismo

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Lo sport è strettamente legato ai diritti LGBT. Come tutti i luoghi di socializzazione e crescita personale, è fondamentale che tutte le persone vi possano partecipare vivendo senza visioni stereotipiche. Ma, come spigato da Silvia Pochettino di “Odiare non è uno sport”, spalti e campi sportivi si rivelano ricettacolo di veri e propri discorsi d’odio. Guardiamo più da vicino questo mondo.

ragazze che praticano fitness

Si scrive “sport” e si legge “libertà LGBT”

Essere liberi di esprimere il proprio orientamento sessuale nello sport. Sui palcoscenici nazionali – come il Festival di Sanremo – salgono fidanzate di calciatori. E nessuno sembra disturbato dal fatto che CR7 sia eterosessuale. Al contrario, troppe volte occorre chiedere permesso per vivere liberamente una sfera non etero. Per questo esiste il movimento LGBT o, meglio, LGBTIQ+. L’acronimo include lesbiche, gay, bisessuali, trans, intersessuali e queer. Inoltre il “+” sta a significare tanto l’apertura verso nuove sfumature quanto la comunità dei sieropositivi (HIV+). 

A luglio 2020 un protagonista della Premier League ha indirizzato la propria lettera al “Sun” dichiarando il proprio orientamento non etero. “Sono gay. E scriverlo in questa lettera è un grande passo per me”. Ma il calciatore ha scelto di rimanere anonimo. Ammettendo di non sentirsi libero di condividere la notizia con i compagni di squadra, l’allenatore e il mondo sportivo proprio perché l’ambiente è troppo ostile. Ricordiamo che è stato Justin Fashanu il primo campione della Serie A inglese ad aver fatto coming out. 

Justin Fashanu, primo calciatore di fama mondiale a dichiararsi apertamente gay, e Radja Nainggolan che, nel 2018, ha denunciato il machismo imperante nello sport

Diciamolo ad alta voce: Justin Fashanu ieri, Radja Nainggolan oggi

Nel 1990 il londinese Justin Fashanu, calciatore di fama mondiale, fece “coming out of the closet” dichiarando la propria omosessualità. Nel 1981, quando passò dal Norwich City al Nottingham Forest, fu il primo giocatore di colore inglese valutato 1 milione di sterline. Tanti i riconoscimenti: nel febbraio del 2020 il suo nome è stato impresso nella Hall of Fame al National Football Museum di Manchester. La Fondazione che porta il suo nome, gestita dalla nipote Amal, è impegnata contro l’omofobia. Ma questi sono premi postumi, perché il giocatore si è tolto la vita nel 1998, dopo anni di ostracismo da parte della famiglia, dei media, dei tifosi e dell’allenatore Brian Clough.

Vent’anni dopo, nel 2018, ha parlato l’allora giocatore dell’Inter, oggi centrocampista del Cagliari, Radja Nainggolan. Ma non delle sue imprese calcistiche. Nell’intervista rilasciata al programma televisivo belga “Gert Late Night” l’atleta, noto per la la sua forte personalità, ha denunciato il machismo sportivo. “I calciatori gay non rivelano di esserlo, si vergognano, in quel caso al giorno d’oggi saresti un uomo finito. In questo mondo, se ci fosse veramente qualcuno gay, non si sentirebbe a proprio agio, perché il calcio è noto per le belle donne”, ha dichiarato.

atleti omossessualità sport lgbt
Logo delle due realtà sportive LGBT della Capitale

Le iniziative a sostegno del mondo LGBT nello sport: Gruppo Pesce Roma e Libera Rugby

Oggi sono numerose le iniziative a supporto delle persone non etero, in quando nessuno è stato mai oggetto di violenza in quanto eterosessuale. “Aprire questa associazione sportiva ha significato affermare qualcosa che ancora oggi paga lo scotto di essere poco evidente”, ci spiega Luciano Saponaro – presidente del Gruppo Pesce. “Nel 2001 non c’era l’apertura che troviamo oggi nelle tematiche LGBT. Siamo sicuri di aver partecipato a scardinare alcuni luoghi comuni“. Vent’anni fa i loro tornei destavano scalpore. Al contrario, “oggi partecipare è diventato estremamente cool. I ragazzi hanno meno muri e sono permeabili al concetto di fluidità”.

“Inizialmente composta da giocatori omosessuali, Libera è stata in grado di attrarre molto rapidamente anche giocatori eterosessuali”, racconta Simone Bonanni – Relazioni Esterne di Libera Rugby Club. “Vogliamo lanciare un forte messaggio all’interno del Movimento Rugbistico Italiano che, notoriamente, manifesta ‘risentimenti’ verso le persone omosessuali che approcciano il rugby”. In Italia vi è ancora la necessità di una legge che tuteli le persone LGBT da aggressioni omofobe: “Probabilmente, la stessa legge Zan non sarà sufficiente”. Tuttavia,“rispetto a diverse generazioni fa vi è maggiore consapevolezza e rispetto verso la nostra comunità”.

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