17 giugno 1970 e la Partita del Secolo (scorso)

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E’ il 1970, l’Italia è appena entrata nel periodo degli Anni di piombo. Attorno alla classe politica iniziano i primi disordini mentre un gruppo di 23 italiani è in partenza verso il Messico, spinti da un intera Nazione in attesa della Coppa Rimet, che se conquistata per la terza volta prenderebbe residenza nel Bel Paese. Nessuno dei calciatori in partenza, però poteva pensare che avrebbe preso parte alla “Partita del Secolo“.

L'Italia alle prese con la legge sul divorzio

Il quadro storico della “Partita del Secolo”

Giugno 1970. Il terzo governo di Mariano Rumor è in crisi e il 6 agosto verrà sostituito da Colombo. A dicembre il tentato Golpe Borghese, un Colpo di Stato organizzato da Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte Nazionale, gruppo extra parlamentare di estrema destra. È l’Italia che lotta per introdurre la legge sul divorzio, mentre Orietta Berti imperava con Finchè la barca va“, nuovo singolo destinato a rimanere nell’immaginario comune.

C’è però una competizione che farà rinascere uno spirito Nazionale nell’Italia moderna. E’ il 3 giugno, il Mondiale è già iniziato da 4 giorni. In contemporanea giochiamo noi contro la Svezia, il Brasile che ne fa 4 alla Cecoslovacchia e la Germania dell’Ovest, che archivia la pratica Marocco. Domingo, Angelo Domenghini, il nostro uomo ovunque, ci regala la prima vittoria, che sarà anche l’unica nel girone. L’Italia è contratta, siamo lenti e distratti dalle continue critiche alla squadra e soprattutto a Ferruccio Valcareggi.

Gigi Riva in azione contro la Svezia
Gigi Riva in azione contro la Svezia nella prima partita del girone

La staffetta che non farà felici i messicani

Come saprete benissimo, per i colori azzurri, oltre ad essere il Mondiale della “Partita del Secolo”, quello del 1970 può essere anche definito come il Mondiale dellastaffetta“. Probabilmente la parola  più scritta e pronunciata dal Paese tra il mese di maggio e giugno. Questa staffetta riguardava due simboli di quella squadra, l’interista Sandro Mazzola e il milanista Gianni Rivera. Il Paese è diviso in due, padri che litigano con i figli, giornalisti che si accapigliano fra loro, non si parla d’altro. Ovviamente, al centro di questo fuoco incrociato non può che esserci l’uomo che dovrà effettivamente prendere questa decisione.

La linea viene tracciata dal CT Ferruccio Valcareggi. Mazzola dal 1’ così da bilanciare la squadra e quando la partita si fa più lenta e con maggiori spazi, dentro Rivera, probabilmente tra i primi 3 numeri 10 della nostra storia. Passiamo come primi il girone e già questa è una grande notizia, vista la poca mole di gioco prodotta. Al sorteggio dei quarti, ci capitano i padroni di casa. Il primo tempo si chiude 1-1. L’Italia mancanza di inventiva e ne soffre soprattutto la nostra punta di diamante Luigi Riva. Valcareggi lo intuisce e al 46′ parte la staffetta. I 45′ seguenti vedono una sola squadra in campo. Vinciamo noi per 4-1, doppio Riva e Rivera. “FINALMENTE L’ITALIA!” e senza neanche rendercene conto siamo già in semifinale.

Le squadre schierate in attesa degli inni Nazionali.

“Papà, posso vedere l’Italia questa notte?”

Non è difficile percepire l’emozione che si provava allora. Basta richiamarla alla mente di chi l’ha vissuta e ti guarderà con gli occhi lucidi e innocenti di un bambino. Quel bambino che per guardare la partita ha chiesto il permesso ai genitori. Già perché in Messico sono le 17 ma in Italia è già mezzanotte quando si gioca la semifinale. Il campo è scuro, i tedeschi bianchi e gli Azzurri grigi. L’arbitro Yamasaki, giapponese, nato in Perù ma con passaporto messicano, è in divisa nera. Questa è la coreografia cromatica della partita del secolo. Noi siamo i soliti: c’è Albertosi in porta, Burgnich e Facchetti sulle fasce, con Rosato e Cera in mezzo. Bertini, Mazzola, De Sisti e Domenghini a presidiare il centrocampo,  la coppia d’attacco è Riva-Boninsegna. La Germania punta su due nomi, il Kaiser Beckembauer e lui, il nostro incubo. Tanto sgraziato nei movimenti quanto efficace sotto porta. Gerd Müller.

La partita inizia bene. Dopo 8’ siamo in vantaggio grazie a un tiro di Boninsegna. Nei restanti 80’ è un assedio tedesco e la partita inizia a sembrare un Odissea: Overath spacca la traversa dal limite dell’area piccola. Poi almeno altre due occasioni da annale del calcio. La prima sui piedi di Grabowski che calcia a botta sicura. La palla sta entrando, c’è già chi carica l’imprecazione. Poi, dal nulla, spunta Rosato che in mezza rovesciata rispedisce la palla fuori dalla linea di porta. L’ultima, è un’occasione a dir poco incredibile. Rinvio di Albertosi, schiena di Seeler, la palla che viaggia sulla linea di porta e per una volta Gerd Müller si fa anticipare. “Dai ragazzi siamo ancora avanti”. E’ il 90’ passato, ultimo pallone per la Germania. Rimessa laterale, cross al centro dove De Sisti si perde Schnellinger che insacca. Pari, palla al centro.

Targa posta all’esterno dello Stadio Azteca per omaggiare “La Partita del Secolo”

“La Partita del Secolo”: I supplementari

I tempi supplementari iniziano sulla falsa riga dei 90’. L’unica differenza è che perdiamo il nostro baluardo Rosato a favore del torinista Poletti. Il neo-entrato  ha subito un indecisione con Cera e Albertosi e indovinate chi arriva a spingerla dentro? Gerd Müller. 2-1 per loro. Si rinnovano gli insulti al fenomeno tedesco e la paura di non farcela avanza. Qualche minuto più tardi, arriva una palla in area tedesca, la rinviano sui piedi di Burgnich che la mette in porta. 2-2 siamo ancora in partita. Il gol ci galvanizza, Domenghini dopo 100’ è ancora lì sulla fascia a correre come un disperato, e proprio in una di questa galoppate trova Riva ai 25 metri, che la controlla e con un sinistro chirurgico rasoterra batte ancora Maier. Siamo tutti in lacrime, Riva compreso. I giocatori sono in terra stremati. “Siamo di nuovo in vantaggio!”. Le urla dai balconi, le mamme che finiscono gli ultimi dettagli della bandiera tricolore fatta in casa. Sembra tutto pronto per la festa, fino a che su un cross di Seeler arriva sempre lui. 3-3. “Non è possibile, ancora Müller”.

L’urlo di gioia di un Paese intero viene strozzato in gola dal baffone di Nordlingen. Palla di nuovo al centro.  Sembrano essere tutti in attesa del fischio finale e dei calci di rigore. Quasi tutti i giocatori non ne hanno più, tranne Boninsegna. Lui continua a correre sulla fascia, mette al centro un cross rasoterra all’altezza del dischetto e da dietro arriva Gianni Rivera, che batte “il più bel rigore in movimento della storia del calcio“. 4-3. Siamo in finale. Il frastuono è infernale. Sono le due di notte di un giorno lavorativo, ma che importanza ha. “Abbiamo battuto i tedeschi! Siamo in finale!”. Gli schemi, non quelli calcistici ma quelli della vita quotidiana, sono tutti saltati. È strano chi non urla, chi non canta e chi non sventola una bandiera. Un clima surreale a seguito di una partita surreale, passata alla storia come “La Partita del Secolo”.

In copertina, l’abbraccio di Gigi Riva a Rivera, autore della rete che decide “La Partita del Secolo”

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