Il best caster degli esport italiani

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Simone Akira Trimarchi è nel giro dei videogiochi competitivi italiani dal 1996. Ha iniziato come player di Quake e Starcraft, oggi è l’head of content di ESL Italia. Recentemente è stato premiato come Best Italian Caster, premio degli Italian Esport Awards organizzati da Iidea. Oltre ad avere l’esperienza dalla sua parte, di acqua sotto i ponti dell’esport italiano ne ha vista passare. Da i primi tornei LAN, alla ‘prima decade’ degli anni duemila. Oggi rappresenta un po’ la memoria storica del movimento esportivo italiano e una base di partenza professionale per chiunque si affacci a questo mondo.

akira caster esport
Simone “Akira” Trimarchi, classe 1978

Che cos’è un Caster Esport?

Partiamo dalla domanda più semplice, a cui potrebbe rispondere chiunque semplicemente cercando su google. Per Caster, si intende il commentatore di un evento esport. In questo, Simone “Akira” Trimarchi è per l’esport italiano, l’equivalente di ciò che Caressa è per il calcio. C’è comunque una differenza non trascurabile tra un caster esport e un commentatore sportivo, come è Simone stesso a sottolineare. “Solitamente un commentatore sportivo si lega a una disciplina in particolare, mentre i caster sono concentrati su diversi esport“. Akira, ad esempio commenta e ha commentato tornei di Clash Royale, Counter Strike (CS:GO), Starcraft, Warcraft III, FIFA o COD. “Per commentare questi titoli, soprattutto in tornei di alto livello, è fondamentale conoscere bene i giochi, i team, i giocatori e stare dietro alle patch“.

Per chi non è particolarmente avvezzo al mondo videoludico, sembrerà una cosa di poco conto. Cambiare, però, è nella natura dei videogiochi. Questi titoli subiscono aggiornamenti continui, che i creatori studiano anche per alimentare il mondo competitivo. “Gli equilibri di un gioco possono cambiare più volte in un anno. Come se nel calcio cambiassero le regole del fuorigioco ogni stagione”. Bisogna stare sul pezzo, insomma e non ci si può improvvisare caster di esport. Per Simone Trimarchi però, è stato più semplice: “la mia passione per i videogiochi competitivi mi aiuta. A me piace vedere i tornei, guardare i player giocare, scoprire team emergenti. Vederli coompetere e vincere, riuscendo a raccontare le partite agli altri attraverso la mia passione: è ciò che mi ha portato fin qui”.

simone trimarchi italian caster esport

Un mestiere ancora di nicchia

Oltre gli entusiasmi, però, bisogna fare i conti con la realtà. Attualmente la scena esport italiana non è paragonabile a quella estera, dove i tornei sono tanti e molto più seguiti. Secondo l’ultimo rapporto sugli esport pubblicato da Iidea, in Italia sarebbero più di un milione e 400mila le persone che seguono eventi esport più di due volte a settimana. “I numeri ci sono – conferma Simone Trimarchi – ma gran parte dell’audience italiano è sui social, sui canali specializzati o su piattaforme (Twitch e YouTube) dedicate”. Ancora non si è arrivati al grande pubblico televisivo, ad esempio. “Ci hanno provato, Sky e DMAX hanno fatto programmi dedicati. Ma erano più di intrattenimento che di approfondimento e nessuno di questi seguiva partite in diretta o le commentava”.

Dal rapporto sugli esport italiani, emerge poi che il 31% degli intervistati, si dichiara interessato all’acquisto di un abbonamento a servizi TV o canali streaming dedicati agli esport. Non a caso Amazon ha comprato Twitch, la più importante piattaforma streaming dedicata al mondo videoludico. “Purtroppo l’Italia è legata ancora a una cultura che vede nel videogame una perdita di tempo. Mancano gli eventi e soprattutto mancano gli investitori. Questo fa si che su giornali e TV se ne parli sempre con superficialità, quando va bene. Con assoluta incompetenza quando va male”. Va ricordato che il campione d’intervistati è tra i 16 e i 40 anni: “è sicuramente un fatto generazionale, serve tempo ma non solo“.

best italian caster esport

Cosa manca agli esport seconto il best italian caster

Che la questione sia anche generazionale è evidente dalla fatica che si fa a considerare i player degli sportivi. Non basta però a spiegare come un mercato potenzialmente florido, non goda di una copertura mediatica adeguata. “Manca soprattuto l’unità d’intenti tra tutti gli attori degli esport italiani. Per crescere bisogna unirsi e gli sport tradizionali questo lo sanno. Sono necessari investimenti importanti: ci vorrebbe un capofila a cui tutti facessero riferimento capace di garantire equa distribuzione delle risorse e attenzione a tutti i vari attori: player, organizzatori, team e sponsor“. Nonostante dal 2017 il CONI abbia incaricato la Federesport, che è federazione solo nel nome, di ‘esplorare’ il fenomeno, questa ha un impatto limitato sugli eventi. Mentre scriviamo, leggendo dal sito di Federesport, l’ultimo evento promosso sembra essere datato dicembre 2019: un’eternità nel campo esport.

Sempre dal sito ufficiale, si legge che la federazione ha lo scopo di ‘[…] usare esclusivamente videogiochi sportivi per avvicinare i ragazzi allo sport vero […]’. Quindi c’è sport vero e c’è l'”E-Sport”: due cose separate, al massimo propedeutiche ma sempre in un unico senso. “Ma i simulatori sportivi sono esport solo a metà– ci dice ridendo Simone Trimarchi. Non possono rappresentare l’interezza del mondo esport, che invece si sviluppa principalmente su titoli non sportivi“. Sempre secondo il rapporto sugli esport italiani, emerge per esempio che dei 20 titoli più seguiti su Twitch, solo due siano sportivi: FIFA19 e FIFA20, rispettivamente in settima e quindicesima posizione. “Sarebbe bello – conclude Simone – poter commentare un evento televisivo di esport. E sarebbe ancora meglio se non fosse calcistico: non è imitando gli sport esistenti che faremo appassionare le persone agli esport”. Parola del miglior commentatore esportivo in Italia.

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