L’italia e gli atleti militari

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La cultura sportiva nel nostro Paese ha una tradizione antica e delle radici ben salde nel cuore di ogni cittadino. Il medagliere italiano può vantare un gran numero di successi e un elevato numero di sportivi ai massimi livelli. I nostri Atleti, a differenza delle altre Nazioni, hanno però una particolarità: sono molto spesso legati ai Corpi Armati o Civili dello Stato. Ma quanti sono realmente questi Atleti militari e dove nasce questa tradizione?

Esempio di Atleti MIlitari. In questa foto vediamo premiati 3 diversi club, l'Esercito, la Polizia e i Carabinieri

Chi sono questi atleti militari

Gli Atleti che svolgono discipline olimpiche, molto spesso si allenano e vengono stipendiati dai Corpi Sportivi Militari o Corpi dello Stato. Tra i più noti ci sono: l’Esercito, la Polizia, la Guardia di Finanza e i Carabinieri, mentre tra i Gruppi Civili il massimo esempio possono essere i Vigili del Fuoco. Questi professionisti sono definiti non ufficialmente “Atleti di Stato” . Il nome è un chiaro riferimento agli Atleti della Russia comunista. L’Unione Sovietica e la Germania dell’Est finanziavano direttamente i loro Atleti più riconosciuti, permettendogli così di primeggiare nelle loro discipline.

Le opinioni a riguardo sono molto discordanti. C’è chi critica il fatto che lo Stato eroghi uno stipendio unicamente per praticare sport, mentre c’è chi crede che questa procedura sia necessaria. Trattandosi spesso di sport con meno visibilità, sponsor e investimenti privati scarseggiano. Senza il sostegno dello Stato, gli atleti troverebbero molte difficoltà nel preparare un evento come le Olimpiadi, che richiede una preparazione fisica e atletica di altissimo livello. La finalizzazione di tale allenamento non è solo la semplice prestazione sportiva. I club militari trasmettono ai loro Atleti, oltre alle competenze di base, anche i valori fondamentali: solidarietà, rispetto per sé e per l’avversario, correttezza e soprattutto disciplina.

Filippo Tortu, velocista italiano, primo Connazionale ad abbattere il muro dei 10" sui 100 metri
Filippo Tortu, velocista italiano, primo Connazionale ad abbattere il muro dei 10″ sui 100 metri

Il reclutamento

Il reclutamento avviene attraverso un concorso pubblico, riservato ai soli sportivi che hanno conseguito risultati a livello nazionale o internazionale. Per partecipare di norma bisogna aver compiuto 17 anni e non aver superato la soglia dei 26. I vincitori inizialmente entrano a far parte del Corpo come Volontari in Ferma Prefissata Quadriennale (FpV4) e al termine di questi 4 anni potranno transitare in servizio permanente. Lo stipendio ricevuto è lo stesso del personale di pari livello e grado.

Come spiega Vincenzo Parrinello, responsabile del gruppo sportivo Fiamme Gialle ( Guardia di Finanza),  10 o 15 anni fa questo tipo di arruolamento era visto anche in funzione di una retribuzione sicura. Oggi la permanenza all’interno dei gruppi armati è dettata soprattutto dalla prestazione sportiva. “I club militari stanno puntando sugli atleti di prima fascia, più che avere una squadra per coprire ogni disciplina. Si preferisce la qualità alla quantità. Nell’atletica leggera dodici anni fa gli atleti militari erano 443, ora invece sono meno di 200”. In seguito, una volta terminata la carriera sportiva, gli ex atleti militari, possono decidere se prestare servizio ordinario presso il corpo di appartenenza, oppure specializzarsi rimanendo così nel mondo dello sport.

Schema illustrativo sulla partecipazione alle Olimpiadi di Londra 2012 da parte di Atleti Militari

La storia

Questa lunga tradizione è stata finalmente riconosciuta e regolamentata il 31 marzo del 2000 grazie alla legge numero 78. Gli atleti dell’Esercito, della Marina Militare e della Guardia di Finanza, partecipano però alle competizioni internazionali sin dall’Ottocento. Nelle Olimpiadi del 1908 a Londra, l’Italia vinse una medaglia d’oro nella lotta greco-romana. Il vincitore fu Enrico Porro, un marinaio del cacciatorpediniere Castelfidato della Regia Marina. Ovviamente non tutti i corpi dello Stato hanno intrapreso subito questa strada, ad esempio l’Aeronautica Militare ha inviato un proprio atleta alle Olimpiadi solo nel 1988. Altri corpi come invece i Vigili del Fuoco vantano una grande tradizione. Dal 1920 al 2008 almeno un atleta di questo gruppo sportivo ha partecipato alle Olimpiadi, arrivando ad un massimo di 14.

Lo sport italiano d’élite, dipende dai Corpi sportivi Militari: analizzando i medaglieri delle recenti Olimpiadi se ne comprende il motivo. Alle Olimpiadi di Londra nel 2012, di 290 atleti partecipanti, 194 erano militari, mentre a quelle di Rio 2016, di 28 medaglie conquistate dagli Azzurri, 26 sono state indossate da Atleti stipendiati dallo Stato. Negli ultimi anni sono stati fatti notevoli passi avanti in questo ambito, uno dei quali riguarda gli Atleti paralimpici. Nell’aprile del 2019 la parlamentare ed ex Atleta paralimpica, Giusy Versace, presentò una proposta di legge, successivamente approvata, in cui richiedeva pari diritti anche per gli Atleti con disabilità. Questa legge permette di fatto ai Corpi Militari o Civili dello Stato di reclutare Atleti paralimpici e di garantire loro anche un futuro al termine della carriera sportiva, qualora lo vogliano. È anche vero, che fuori dai gruppi militari dello Stato, gli atleti delle discipline olimpiche faticano, molto.

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