Deepika Kumari in “Ladies first”: quando lo sport significa emancipazione

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“Le ragazze dovrebbero starsene a casa, non in un campo di atletica”. Vi è mai capitato che qualcuno vi dicesse una frase di questo genere?  Devo essere onesta, a me no. E se l’avessi sentita o letta da qualche parte, l’avrei ricollegate a considerazioni anacronistiche. Difficile pensare che oggi, nel 2020, ci sia ancora qualcuno al mondo che pensi che lo sport sia per soli uomini. Impossibile credere che esistano paesi in cui lo sport per le donne è malvisto, se non vietato. Eppure è così. Il documentario “Ladies First” e la storia dell’arciera indiana Deepika Kumari, mi hanno aperto gli occhi sul legame “donna e sport”, un difficile binomio che in parte, ingenuamente, pensavo fosse stato risolto.

Deepika Kumari: sport e donna in india

Ladies First: chi è Deepika Kumari

Era il 13 giugno del 1994, e in India, nello stato del Jharkhand, nasce una bambina di nome Deepika Kumari. Cresce nel villaggio di Ratu, dove le aspettative future per le ragazze sono pari a zero. Non hanno molto da fare, e non hanno opportunità. I genitori le fanno sposare da piccole, non appena raggiunta la pubertà. Ma fortunatamente Deepika ha in famiglia il suo più grande esempio di emancipazione e autonomia, la madre: lei lavora in ospedale ed è la sola ad avere un proprio lavoro nel villaggio. A 12 anni Deepika ha un unico obiettivo: scappare dal villaggio e sostenere economicamente i genitori. Come? Grazie allo sport.

Sceglie il tiro con l’arco, che prima di essere uno sport olimpico, diventa per lei àncora di salvezza, perché la allontana da un futuro fatto di matrimonio combinato e sottomissione maschilista. Le restrizioni nella vita dovute alla povertà sono tante, e Deepika lo sa. Alcuni giorni la sua famiglia non riusciva nemmeno a mangiare. La sua diventa così una scelta coraggiosa, se consideriamo anche che meno dell’1% delle ragazze indiane pratica sport di squadra, e che in India, anche le persone più istruite, ritengono che le donne non debbano praticare sport, perché “non è una cosa da femmine”. E il tutto senza dimenticare che, secondo un sondaggio compiuto dalla Thomson Reuters, l’India è il quarto Paese più pericoloso al mondo per le donne, ed il peggiore tra i G20 (paesi industrializzati).

Ladies first: sport e donna in india
Indian Archery Player Deepika Kumari busy in practicing

Deepika Kumari: dai primi successi a simbolo di emancipazione

Si dice che “il talento è come un ruscello: prima o poi trova l’oceano”. E Deepika l’oceano lo trova. La sua carriera come atleta professionista nel tiro con l’arco inizia nel 2006, quando entra a far parte della Tata Archery Academy di Jamshedpur. È proprio qui che ha inizio la sua formazione con l’attrezzatura adeguata, e dopo soli 3 anni, vince il titolo Cadet World Championship nel novembre 2009. E pensare che quando ha iniziato, non sapeva nemmeno che il tiro con l’arco fosse uno sport.

Deepika è la più giovane donna indiana ad aver vinto un oro in un evento mondiale (a 17 anni), e diventa la prima vera speranza di medaglia d’oro Olimpica per l’India in questa disciplina. Ma non solo. Diventa molto di più. “Nel nostro paese diciamo “ladies first” (prima le donne) per tutto, ma non per lo sport e l’istruzione. Perché? È perché queste persone temono il successo delle donne“, dice Deepika. E credo abbia ragione. Se le persone non cambieranno mentalità, saranno le ragazze come Deepika a fargliela cambiare. Perché l’idea di tornare indietro a una vita che non le appartiene, non è contemplata: questo significherebbe arrendersi. E per Deepika arrendersi non è mai un’opzione.

Deepika Kumari: sport e donna in india
Indian Archery Player Deepika Kumari

Donne e sport: il divario tra India e Occidente

Il divario tra India e Occidente Deepika lo capisce alla sua prima partecipazione olimpica, a Londra 2012, e ancora di più a Rio 2016. Qui, la squadra femminile indiana di tiro con l’arco arriva senza un allenatore fisico, un nutrizionista o un mental coach. Le atlete vengono invece accompagnate da due funzionari del governo e un cuoco indiano. Questi funzionari viaggiano in business class, mentre le atlete in Economy. Proprio così: in India i ruoli sono chiaramente separati, e proprio per questo le donne non hanno autostima. La cultura maschilista le spinge da subito a perdere fiducia in sè stesse. A tutto questo Deepika non risponde a parole, ma con le sue frecce. Perché, come dice lei stessa, delle sue parole un giorno potrebbero dimenticarsene, ma delle sue frecce, sicuramente no.

Non cambiare il tuo sogno, cambia il mondo”. Dettava così lo spot creato da Nike per il mondiale di calcio femminile nel 2019. L’obiettivo era quello di credere che tutto possa accadere, anche vedere una donna sulla panchina di una prestigiosa squadra maschile, come mostra il video. Uno spot nato anche per portare alla luce una differenza di genere che ancora oggi, nel 2020 e nello sport, è presente. Viviamo in una società dove, se una donna pratica uno sport etichettato come maschile, la sua sessualità viene messa in discussione. Come se fosse poi rilevante ai fini della prestazione atletica. Una società dove il pay gap” tra uomo e donna nello sport è enorme, e dove in alcuni sport gli uomini vengono considerati professionisti mentre le donne sono inquadrate come dilettanti. E questo, nonostante la quota rosa porti magari più successi di quella maschile. In occidente, così come dovunque nel mondo. Se però ci troviamo in un paese come l’India, tutto questo viene amplificato.

sport come emancipazione
The Indian archery teams Dola Banerjee, Deepika Kumari and Laishram Bombayala Devi celebrate their gold medals during the Commonwealth Games 2010 in New Delhi on October 8, 2010.

Da Deepika Kumari a Vinesh Phogat, dal tiro con l’arco alla lotta libera

Non è la sola Deepika ad aver ispirato le più giovani. Ci sono altre donne che, a dispetto della tradizione e della cultura misogina indiana, hanno tracciato nuove strade nel mondo dello sport femminile e, con tutta probabilità, stanno segnando l’emancipazione delle donne da un maschilismo imperante. Insieme a Deepika Kumari, tra le “celebrità sportive” più stimate in India c’è anche Vinesh Phogat, lottatrice che proviene da una famiglia di lottatori di successo (con i suoi cugini Geeta Phogat e Babita Kumari). Vinesh Phogat è stata la prima donna indiana a vincere la medaglia d’oro nella lotta libera ai Giochi asiatici. Anche lei, come Deepika, rappresenta per l’India molto più di un’atleta di grande talento. La lotta è uno sport molto seguito in India, e grazie ai suoi successi, ha dimostrato che questo sport è anche per donne.

Il carattere di Phogat e le sue conquiste sono diventate simbolo della lotta alla disparità di genere e alla violenza contro le donne, che purtroppo segnano la società indiana. Le scelte di queste ragazze di costruirsi un proprio futuro e una propria strada nello sport, sono scelte coraggiose. Scelte che si allontanano dal diktat maschilista e procedono in direzione diametralmente opposta alla tradizione. E allora sarà grazie ad atlete e ragazze come loro, che forse in India cambierà qualcosa. Perché dimostreranno che non vi sarà alcun vento in grado di deviare la traiettoria della loro freccia, e continueranno a puntare dritto al centro, verso i 10 punti.

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